Ciuccio: si o no? Ecco cosa dice la scienza
In questo articolo risponderemo alla domanda “ciuccio: sì o no“? Vediamo insieme cosa indica la scienza come pro e contro dell’utilizzo del ciuccio, cosa ci deve far optare per la soluzione “ciuccio sì” e cosa invece per la soluzione “ciuccio no”.
Cara mamma,
se hai un bimbo piccolo e ti stai interrogando sull’opportunità di fargli prendere il ciuccio o meno, sei nel posto giusto.
Sono molte le dicerie e i falsi miti sul ciuccio e sulle sue implicazioni per la salute dei bambini.
Dai consigli della nonna ai vari blog su internet, in tanti dispensano consigli, ma pochi sanno darti motivazioni scientifiche, che possano davvero fornirti dei riferimento oggettivi e assicurarti di fare la cosa giusta per il tuo bambino.
Ecco perché, da mamma e Logopedista, quando è nata la mia bimba mi sono informata attraverso la letteratura internazionale e, toccando con mano tutti i giorni nel mio lavoro gli effetti negativi di questi dispositivi sullo sviluppo del bambino, ho deciso di aiutarti a comprendere quali sono i pro e i contro dell’utilizzo del ciuccio, e quali considerazioni fare per decidere: ciuccio si o ciuccio no?
Ma prima di partire, ti svelo una curiosità.
Usare il ciuccio è un bisogno del bambino?
Nella nostra cultura l’utilizzo del ciuccio è un’abitudine naturale, che tutte le mamme valutano.
Ogni anno nascono in Italia 43000 bambini, e il 95% di questi succhierà il dito o il succhietto nei primi anni di età. l 35% dei nostri figli utilizzano il ciuccio anche ben oltre i limiti consigliati dagli esperti1-2.
Ma il ciuccio è proprio necessario per il bambino? È un suo bisogno naturale, per gestire l’ansia, per addormentarsi, per il suo sviluppo, oppure è semplicemente una consuetudine della nostra società?
Ti sorprenderà sapere che ci sono intere nazioni, ad esempio nel continente Africano, in cui il ciuccio non esiste in commercio, e i bambini crescono senza mai averne visto uno.
Per chi è esperto del settore, non stupisce sapere che proprio in queste nazioni l’incidenza di malocclusioni nei bambini di 3-6 anni e pari a zero.2
Sarà solo questione di DNA? Chissà, ma questa coincidenza è quanto mai curiosa.
Pertanto, prima di approfondire il tema “ciuccio si o no”, partiamo da un concetto chiave: il ciuccio non è necessario per il benessere del bambino. È uno strumento, e in quanto tale può apportare benefici (vedremo quali), purché utilizzato nel modo giusto e nel rispetto delle tappe di sviluppo fisiologico del bambino.
Perché ciuccio sì
A favore dell’utilizzo del ciuccio ci sono due ordini di motivazioni: quelle emotivo-psicologiche e quelle mediche.
Per quanto concerne l’ambito emotivo-psicologico, è abbastanza chiaro a tutti che il ciuccio generi nel bambino sensazioni piacevoli, in quanto allucina la presenza del seno materno anche quando la mamma non c’è, e soddisfa l’atavico impulso alla suzione per alimentarsi.
Questo rasserena e consola il bambino, e spesso consente anche ai genitori di godersi qualche momento di pace.
Il pargolo, infatti, nelle prime fasi della vita usa il pianto per richiamare la nostra attenzione. Da genitori dobbiamo e possiamo imparare a dare differenti significati ai differenti modi di piangere. Questo è importante per capire quando il bambino ha fame, quando prova dolore o quando semplicemente richiede la nostra attenzione. L’obiettivo è quello di non utilizzare il ciuccio come la “soluzione unica” a qualunque richiesta.
Sempre in merito all’ambito emotivo-psicologico, parliamo dell’utilizzo del ciuccio per la nanna. Il bambino spesso si addormenta più sereno quando ciuccia, e se non puoi essere sempre disponibile con il seno, allora il ciuccio è una buona soluzione. Proprio perché tranquillizza, il ciuccio dona pace al bambino, che si lascia andare più velocemente al riposo, e questo non può che costituire un pro all’utilizzo del ciuccio.
Passando all’ambito medico, invece, in pochi sanno che l’utilizzo del ciuccio può contribuire a contrastare il rischio della cosiddetta “morte improvvisa infantile” o “morte in culla” (tecnicamente SIDS).
Attenzione però, non si faccia confusione: non è il ciuccio in sé ad evitare la SIDS, quanto invece il movimento di suzione e deglutizione che esso richiede.
Anche succhiando il seno il bambino attiva i centri che prevengono la SIDS. Quindi quale che sia la tettarella (ciuccio, biberon o seno materno) il risultato sarà il medesimo.
Inoltre il ciuccio può agevolare durante i voli in aereo. Durante il volo è importante compensare la differente pressione che si crea tra i due lati della membrana timpanica. A questo scopo, grazie alla deglutizione, si apre la tuba di Eustachio. Per questo consiglio sempre alle mamme di proporre al bambino il seno, il ciuccio o il biberon durante decollo e l’atterraggio.
Il ciuccio fa male?
Prima di informarti sui rischi legati all’uso del ciuccio è bene che tu sappia una cosa: non è l’utilizzo del ciuccio in sé a produrre controindicazioni, quanto l’utilizzo esagerato o non corretto o non in sintonia con le tappe evolutive del bambino.
Quindi non ha senso, scientificamente parlando, essere contrari all’utilizzo del ciuccio in assoluto. Ha però perfettamente senso essere preoccupati del suo errato utilizzo.
L’obiettivo del mio libro è proprio quello di farti affrontare questa tappa della vita di tuo figlio con consapevolezza, informandoti sulle accortezze da avere per il benessere del tuo bambino. Perché quando una persona non conosce i rischi, tende a sottovalutare l’impatto che azioni semplici come far succhiare il ciuccio possono avere sulla salute del proprio figlio.
Perché ciuccio no
Chiarito che il ciuccio non fa male in sé, ma va usato con coscienza, vediamo i contro all’utilizzo del ciuccio.
Anche qui due ordini di motivazioni: psico-emotive e mediche.
Per l’ambito psico-emotivo, l’unico aspetto da curare è che il ciuccio non diventi, soprattutto verso i 24 mesi di vita, uno strumento assolutamente necessario e vitale per la tranquillità del bambino. È vero che il ciuccio dona pace e serenità, ma non deve diventare il sostituto di una pacifica e serena risoluzione dei conflitti, delle ansie, delle sfide che il bambino si trova ad affrontare.
Vediamo invece i contro del ciuccio per quanto concerne l’ambito medico.
Poche mamme sanno che l’uso precoce del ciuccio potrebbe interferire con l’avvio dell’allattamento al seno. Succhiare un seno è diverso da succhiare una tettarella artificiale, e alcuni neonati sono sensibili a queste differenze. Per questo è opportuno attendere almeno un mese di vita o che comunque l’allattamento sia ben avviato3.
L’uso del ciuccio potrebbe aumentare il rischio di otiti medie, perché la tettarella (al contrario del seno materno) impone alla lingua di stare in basso sul pavimento orale. Quando questo avviene, la postura della lingua non permette l’apertura ideale della tuba di Eustachio durante ogni deglutizione, e quindi si ventila peggio l’orecchio medio, favorendo la riduzione del drenaggio del muco presente, e quindi aumentando il rischio di otite4.
Per lo stesso problema di postura della lingua, l’uso prolungato del ciuccio può stimolare l’instaurarsi di una respirazione orale, con conseguente riduzione dell’ossigenazione (anche del cervello) e quindi riduzione delle performance scolastiche, e un aumento dell’affaticabilità5.
L’uso prolungato del ciuccio potrebbe comportare problemi di occlusione dentaria. Se usato nei primi 12-18 mesi di vita non causa problemi di lungo termine sul sorriso, in quanto la plasticità muscolo-scheletrica del bambino è ancora tale da consentire il riequilibrio di tutte le normali funzioni della bocca.
Tuttavia, l’uso prolungato del ciuccio dopo i 2-3 anni potrebbe provocare, tra gli altri effetti collaterali, anche una malocclusione 6-7.
Inoltre se la suzione del ciuccio è frequente e prosegue oltre i 2-3 anni di vita, c’è il concreto rischio di sviluppare un palato ogivale, ovvero alto e stretto, che, non allargandosi, riduce lo spazio disponibile per i denti. In base alla situazione potremmo verificare differenti conseguenze, come la predisposizione ad affollamento dentario (che presumibilmente si protrarrà anche nella vita da adulto), ma anche lo sviluppo di un cosiddetto “morso aperto” o di una “II classe dentaria”.
Come se non bastasse, l’uso prolungato del ciuccio potrebbe predisporre a difetti di pronuncia e ritardi del linguaggio, perché la lingua si è abituata a stare più in basso, visto l’ingombro orale del ciuccio.
Sono davvero molti i bambini che arrivano nel mio studio perché hanno problemi di pronuncia o di linguaggio e che, in realtà, sono semplicemente stati utilizzatori sfrenati di ciuccio, oltre i limiti consigliabili di età. L’abuso del ciuccio, soprattutto oltre i 18-24 mesi, rallenta lo sviluppo della corretta articolazione del linguaggio.
In questo caso togliere il ciuccio è il primo passo, e solo successivamente ha senso lavorare per ripristinare le normali funzioni orali, tra cui il linguaggio.
Concludo questo elenco informandoti che l’uso prolungato del ciuccio può comportare una scorretta postura della lingua, che, facendo parte della catena posturale anteriore, influenza negativamente tutta la postura del bambino, con conseguenti rischi posturali8.
Conclusione
In questo articolo abbiamo capito che il ciuccio non è un bisogno del bambino, ma che il suo utilizzo può avere benefici (soprattutto di tipo emotivo) così come svantaggi (principalmente sul profilo medico).
La domanda giusta da porsi, quindi, non è “ciuccio sì o no”, ma “ciuccio ok, ma fino a quando, e come toglierlo?”.
Per rispondere a questo ti consiglio di leggere anche l’articolo “quando togliere il ciuccio”.
Spero questo articolo ti sia stato utile per capire i pro e i contro dell’utilizzo del ciuccio.
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Riferimenti ed approfondimenti
1 Bošnjak, Andrija, et al. “Incidence of oral habits in children with mixed dentition.” Journal of oral rehabilitation 29.9 (2002): 902-905.
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